La fotografia della situazione italiana, che evidenzia un certo ritardo nel cogliere le potenzialità dei mezzi.
Top manager e social media in Italia, ovvero la storia di un rapporto ancora tutto da creare, per quanto qualcosa che si inizi a muovere effettivamente si vede. In una fase in cui l’uso dei social media si afferma come altamente remunerativo per quel che riguarda la salute delle aziende, i nostri top manager ancora stentano nel cogliere le reali potenzialità dei mezzi messi a disposizione dall’evoluzione tecnologica.
La conferma arriva analizzando i dati di una ricerca della società di consulenza strategica specializzata in online corporate communication Lundquist, che su un campione di 513 professionisti italiani (98 donne e 415 uomini), scelti tra le 100 aziende più grandi d’Italia, ha evidenziato come solo il 5% di essi si serva di Twitter, mentre meno della metà ha un profilo LinkedIn e solo sette di loro tengono un blog personale.
Andando più in profondità, si scopre come solo 3 profili Twitter, dei 38 emersi (13 dei quali inattivi), sono utilizzati per veicolare esclusivamente informazioni professionali, mentre gli altri usano il mezzo anche per questioni personali. Molti di questi profili, tra l’altro, presentano un errore comune, risultando incompleti o aggiornati sporadicamente. Più usato come detto LinkedIn, anche se il 13% degli account non risulta aggiornato agli ultimi incarichi ricoperti e solo il 39% degli iscritti supera i 200 contatti.
In generale, le donne manager sono più attive degli uomini (il 12% usa Twitter contro il 6% degli uomini), con Edison e RCS MediaGroup che possono vantare il più alto numero di manager attivi sui social network. Ma siamo ancora lontani da un uso consapevole di questi mezzi, che si stanno imponendo come irrinunciabili per stabilire una comunicazione proficua con il cliente, reale o potenziale che sia. E certamente non solo…