La carta vincente è la flessibilità cognitiva. I ricercatori della Bocconi e i neuroscienziati del San Raffaele studiano il decision maker in azione
Come i manager prendono le decisioni. E ancor più precisamente, come funziona il loro cervello nel corso del processo decisionale. Si tratta, come è facile immaginare, di un meccanismo complesso, che tre ricercatori della Bocconi stanno studiando scientificamente. Daniella Laureiro-Martinez (Bocconi PhD School), Stefano Brusoni (KiTES Bocconi) e Maurizio Zollo (CROMA Bocconi) hanno lavorato a stretto contatto con i neuroscienziati Nicola Camessa e Stefano Cappa del Centro di neuroscienze cognitive dell’Università Vita-Salute del San Raffaele.
Grazie alle risonanze magnetiche funzionali hanno potuto osservare il cervello di circa 50 manager, inventori e imprenditori, tutti volontari, nell’atto di prendere decisioni. Il concetto fondamentale analizzato dalla ricerca è quello di “flessibilità cognitiva“. Si tratta di una capacità fondamentale per un decision maker, e in termini molto semplici è la capacità di spostare l’attenzione da una cosa ad un’altra, nel momento giusto, e traendo le conclusioni migliori.
Gli studiosi sono partiti da una considerazione di base: ci sono certi individui e certe organizzazione che sistematicamente risultano migliori nel processo innovativo. E hanno cercato di capire qual’è il segreto di tale abilità.
L’osservazione del modo in cui si attivano e funzionano le funzioni celebrali durante il processo decisionale permette di validare empiricamente i risultati di un loro studio, “Cognitive flexibility in decision making: a neurological model of learning and change” (la flessibilità cognitiva nel processo decisionale, un modello neurologico di apprendere e cambiare).